Siamo con Beatrice Campagna punto di riferimento del padel nazionale e numero due nella graduatoria italiana. Bea, dal tennis al padel perché questa scelta?
Il tennis fa parte della mia vita da sempre, ho iniziato quando avevo sei anni e l’ho praticato da agonista fino ai 18, allenandomi con continuità e togliendomi delle belle soddisfazioni. E’ uno sport meraviglioso, che però non ha più niente da darmi, né posso farlo io: dopo tanti anni di attività intensa e una vita piena di interessi diversi, è difficile trovare gli stimoli per continuare sulla terra rossa, anche solo per puro “hobby”. I tennisti mi capiranno bene! Con il padel è stato un colpo di fulmine: mi ha portata sul campo la prima volta la mia compagna di gioco e di Nazionale Nellina Venuti e dopo 5 minuti ho capito che non avrei più smesso! Per un’amante dello sport come me non c’è niente di più stimolante che una nuova sfida. E poi, si gioca in due: anche a tennis, ho sempre amato il doppio.
Quanto la base tennistica aiuta e quanto invece no?
Aiuta tanto, anche se sicuramente non è una discriminante per capire se uno può diventare un buon giocatore o no. L’avere un trascorso tennistico di buon livello determina, in generale, un apprendimento più rapido, perché si ha già coordinazione nei colpi, occhio sulla palla e sensibilità nella mano. L’importante per il tennista è capire che il padel è semplicemente… un altro sport! Giocare “a tennis” nel campo da padel, alla lunga, non paga. Bisogna avere la pazienza e l’umiltà di rimettersi in gioco e ricominciare da capo, sforzandosi di imparare a usare le pareti di vetro a proprio vantaggio, così come adattare volèe e smash a questo gioco.
Sono anni che si parla di padel ma mai come quest’anno questo sport è esploso, come mai secondo te?
Difficile rispondere, probabilmente si è trattato di una serie di fortunate coincidenze. Il padel è uno sport già molto forte all’estero (soprattutto nella vicina Spagna) e questo lasciava presagire che la sua diffusione anche in Italia era solo questione di tempo. Il fulcro di questa “esplosione” è stata, senza alcun dubbio, Roma: alcuni coraggiosi investitori hanno compreso appieno le potenzialità di questo sport, così coinvolgente e aperto a tutti, realizzando qualche campo in più a Roma nord. Ne è scaturita una reazione a catena: chiunque abbia provato il padel ne è rimasto colpito e ha iniziato a parlarne, portando amici a sua volta. In breve tempo i campi non bastavano più per soddisfare la domanda: praticamente ogni circolo, per stare al passo coi tempi e venire incontro alle numerose richieste, si è trovato quasi costretto a mettere su qualche campo da padel. L’entusiasmo dei maestri e l’organizzazione costante di tornei sia amatoriali che ufficiali hanno fatto il resto.
Quali consigli puoi dare a chi si vuole avvicinare a questo sport?
Praticarlo con continuità e non scoraggiarsi se, all’inizio, l’utilizzo delle pareti crea confusione. Fare tante partite serve e il divertimento è assicurato da subito ma, soprattutto in una fase iniziale, consiglio di prendere lezioni per correggere gli errori tecnici e tattici. Questo vale anche se siete tennisti esperti! Così si velocizza l’apprendimento e ci si diverte molto di più in partita. Inoltre, una lezione da soli o in coppia può essere davvero molto intensa: è un ottimo allenamento fisico e mentale.
Essendo il padel un gioco di coppia quali sono i tuoi consigli per andare d’accordo con il proprio partner?
Parlarsi sempre, sia durante ii match che fuori dal campo. Dire quello che si pensa senza covare rancori. Ma non paga nemmeno polemizzare continuamente o alimentare discussioni sterili. Come in tutte le cose, il segreto è nell’equilibrio. La parte più difficile è essere obiettivi, riconoscere le proprie responsabilità e i propri errori ma nemmeno buttarsi troppo giù accollandosi, immeritatamente, tutte le colpe di una partita sbagliata. Si vince e si perde in due e in questo sport è vero più che mai.
Per quanto riguarda la federazione, lo sforzo per far emergere il padel come una vera e propria disciplina sportiva è notevole ma manca ancora qualcosa, qual è la “ricetta” per emergere?
La federazione ha fatto e sta facendo molto, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La bellissima manifestazione organizzata al Foro italico quest’anno ne è un esempio. Quello che ancora manca a questa disciplina, forse, è una dimensione un po’ più professionale: ma questa è una fase di assestamento nella quale tutto, dai regolamenti ai tornei, dai circoli ai praticanti, è in continua evoluzione. Il movimento ormai è in espansione rapidissima, la federazione sarà sempre più forte e motivata.
Per far conoscere meglio il padel dal punto di vista agonistico come sono suddivise le categorie e cosa si deve fare per poter cominiciare a competere?
Ci sono una categoria “A” e una “B” e da poco anche le varie “over”, come nel tennis. A livello giovanile ancora non c’è un movimento tale da poter creare tornei dedicati, ma ci si arriverà presto. Per iniziare a competere a livello nazionale basta richiedere al proprio circolo la tessera agonistica FIT paddle e con essa iscriversi, ovviamente in coppia, ad uno dei numerosi tornei organizzati. Quasi sempre, si gioca solo nel week end. Il calendario è consultabile sul sito della Federazione o sulla pagina Facebook “Comitato Paddle Fit”.
In ambito internazionale chi sono i tuoi idoli?
Sono rimasta molto colpita dalla squadra maschile dell’Argentina, vittoriosa al mondiale di Palma de Mallorca 2014, al quale ho avuto la fortuna di partecipare. La finale che hanno giocato contro la Spagna è stata entusiasmante! Ho ammirato in particolare Seba Nerone e Cristian Gutierrez. A livello femminile le gemelle Sànchez Alayeto sono incredibili, come i gemelli Bryan nel tennis!
I tuoi prossimi appuntamenti?
Ci sono gli utlimi tornei estivi a Roma nel mese di luglio, e per alcuni giorni sarò impegnata insieme ad altri giocatori al bellissimo Forte Village in Sardegna, dotato di due campi da padel, dove ci porterà Fabrizio De Romanis per fare qualche esibizione e dare lezioni. Entro la fine dell’anno proverò ad organizzarmi per andare una o due volte in Spagna ad allenarmi e, magari, giocare qualche torneo.